mercoledì 28 novembre 2012

Voltare pagina.

Vorrei che tutto fosse facile come può sembrare a molti. Si volta pagina e si torna a ridere, si va avanti perchè la vita continua e il tempo non smette di scorrere. Certo è così che si deve fare ed è così che si farà... ma al momento giusto. Non per tutti le cose seguono la stessa strada, ognuno ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi modi di affrontare le difficoltà. Ognuno ha i suoi problemi e le sue angosce con cui avere a che fare ogni giorno. Siamo diversi. Ognuno ha i suoi dolori da elaborare, grandi o piccoli che siano. Ha la sua difficile quotidianità con cui scontrarsi. Sta solo a noi saper affrontare tutto nella maniera migliore, non lasciarci affossare dalle fatiche e andare avanti alzando la testa ogni mattina. Perchè tanto indietro non si torna e possiamo solo cercare di costruirci il futuro più bello.

Io però al momento ancora non ci riesco.

Certe mattine mi sveglio e la luce del sole mi da forza ed energia per affrontare tutto sorridendo, tranquillizzata dall'idea che il mio papà è li vicino che mi guarda e mi suggerisce cosa fare, vado al lavoro e rido sguaiatamente per una sciocchezza e riesco anche a far ridere mia madre.

Altre mattine mi sveglio e l'unica cosa a cui penso e che non è possibile che questa realtà sia la mia, che devo essere finita in una specie di universo parallelo... e l'unica cosa che sento è un grande silenzio e un grande vuoto... quando invece vorrei risentire i suoi passi in giro per casa, il click dell'accendino, incrociare il suo sguardo, chiedergli se potrà accompagnarmi la, avere i suoi consigli, le sue soluzioni ad ogni mia richiesta, la sua saggezza e la sua conoscenza in tante cose a me estranee, ascoltare ancora i suoi aneddoti di gioventù, le sue battute stupide scaturite da chissà dove, risentire il suo bacio della buonanotte... vorrei riavere indietro il tempo che abbiamo solamente sprecato in chiacchiere e in discussioni inutili e stupide... e la consapevolezza che tutto ciò non accadrà è come una luce accecante puntata negli occhi, quelle luci che anche se chiudi le palpebre continuano a darti fastidio.

Quindi non chiedetemi di voltare pagina...
perchè ancora non ci riesco.




venerdì 2 novembre 2012

Ciao papà.

Tornare a scrivere qui, in questo momento, non è per niente facile, ma forse può essermi di qualche aiuto, chi lo sa. Mi è stato detto che scrivere un diario sul quale riversare tutti i miei pensieri, le ansie e le paure potrebbe rivelarsi "terapeutico". Quando ero piccola ho scritto tanti diari, iniziavo un quaderno poi magari mi stufavo, mi sembrava scomodo e ne iniziavo un altro di un diverso formato che immaginavo di poter portare sempre con me in ogni dove per scrivere pensieri al volo. Cosa mai successa. Sciocchi pensieri.

Non so bene da dove cominciare, ma per non tirarla troppo per le lunghe arrivo subito al dunque.
Ho perso mio padre, improvvisamente, 2 settimane fa. Infarto. Io ero al lavoro.

Perdere un genitore è una cosa a cui non siamo mai preparati perchè si pensa sempre che a noi succederà chissà quando o che proprio non succederà, ma perdere qualcuno improvvisamente, senza nemmeno aver avuto il tempo di dirsi ciao, secondo me è qualcosa di ancora peggiore. Non hai un secondo di tempo per rendertene conto, per fare i conti con ciò che sta succedendo e per fare pace con nessuno.
Il vuoto che rimane dentro è qualcosa di troppo difficile da descrivere, è come se tutto quanto rimanesse in standby, bloccato nell'ultimo fotogramma che hai di quella persona, l'ultimo sguardo scambiato, l'ultima parola detta. Dopo quello, il niente.

Io e mio padre non siamo mai andati molto d'accordo purtroppo, avevamo un carattere troppo simile, forte, indipendente, e ci scontravamo quasi sempre su tutto. Ha sempre lavorato tantissimo, tutta la vita sin da ragazzino per farci stare bene, per far vivere bene me e mia madre, ed è difficile instaurare un rapporto vero e proprio padre-figlia con un padre che per 30 anni vedi solamente alla sera per un paio di ore e alla domenica. Ma nonostante questo mio padre faceva qualsiasi cosa per me, qualsiasi cosa gli chiedessi, anche quando gli dicevo che la tal cosa si poteva rimandare, lui diceva "no va bene andiamo, facciamo". Se avesse potuto mi avrebbe anche portato sulla luna.

Ora che non c'è più ho una marea di rimorsi e rimpianti con cui fare i conti e con cui fare a pugni ogni giorno. Ho una gran rabbia verso me stessa, per essere stata tanto antipatica, per essermi arrabbiata così spesso con lui nonostante lui mi portasse sul palmo della mano. Mi faceva arrabbiare, mi aveva fatto determinate promesse che non è mai riuscito a mantenere... promesse riguardo la sua salute... e questo non riesco ancora a perdonarglielo. Ma ancora di più non riesco a perdonare me stessa per essere stata tanto distante da lui, per non essere mai riuscita a condividere la mia vita e le mie gioie con lui, i miei sogni, i miei progetti. Per non essere riuscita ad instaurare con lui la stessa complicità che ho con mia madre.

Non sono mai stata espansiva e comunicativa, non lo siamo di famiglia e, soprattutto, non lo siamo mai stati di carattere ne io ne mio padre, ma con mia madre parlo molto di più e la cerco molto più spesso e credo che mio padre in un certo qual modo fosse geloso di questo.
Rimpiango di non essere riuscita mai ad abbracciarlo e a dirgli quanto in realtà gli volessi bene e gli fossi grata per tutto quello che aveva fatto negli anni e che faceva ancora ogni singolo giorno.
La distanza che si era creata tra noi, che io non riuscivo a superare e la rabbia ormai radicata in me per le promesse mai mantenute e per certi suoi atteggiamenti è una cosa che non sono mai riuscita a mettere da parte. Questa è la cosa che mi fa più rabbia di tutte. Il non essere riuscita a stargli vicino e ad aiutarlo davvero.

Mio padre era molto severo con se stesso, voleva fare sempre tutto da solo senza l'aiuto di nessuno. Diceva che a noi doveva provvedere lui, che era compito suo e che noi non dovevamo preoccuparci di niente. Anche questo mi facevano tanto arrabbiare, perchè io penso che in una famiglia ci si dovrebbe aiutare tutti a vicenda mentre lui non chiedeva mai l'aiuto di nessuno.

Il peso che mi porto dentro per le cose non dette e le cose mal fatte non so se riuscirò a sostenerlo. Non so davvero se riuscirò a perdonarmi. Voglio e devo essere forte per aiutare mia madre, ma è una gran fatica. L'idea di non sentire più la voce di mio padre, i suoi passi in casa, i rumori quotidiani, e di non vederlo più, quando prima invece non vedevo l'ora di uscire di casa per allontanarmi da tutto e non sentire più le continue discussioni tra lui e mia madre per le cose più stupide, è una cosa che mi fa torcere il cuore e lo stomaco.

Uscire in mezzo alla gente ora spesso mi toglie il respiro. Vedere una coppia di anziani e domandarmi perchè mio padre e mia madre no, vedere un padre con la figlia e chiedermi perchè io non più. Domandarmi perchè doveva andarsene proprio mio padre, a soli 59 anni, così improvvisamente, dopo aver lavorato una vita, senza aver potuto concludere i suoi progetti, finire la mia camera, comprarsi di nuovo la moto, comprare la cucina a mia madre, fare un'altro viaggio in America e tante altre cose. Perchè ha dovuto lasciare tutto così in sospeso. Perchè non ha potuto invecchiare insieme a mia madre. Non è giusto.

La cosa che mi fa andare avanti è la volontà di fare tutto quello che d'ora in avanti dovrò fare e farlo nel migliore dei modi, aiutare mia madre, comprarmi la macchina (mi aveva sgridato giusto qualche giorno prima perchè non mi ero ancora decisa), lavorare, non smettere di cantare... tutto perchè lui possa essere orgoglioso di me. Voglio fare tutto il possibile per dimostrargli che ho imparato tanto, che non sono mai riuscita a dimostrarglielo ma mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato ad impegnarmi, ad essere forte, ad essere orgogliosa e indipendente, a non farmi mettere i piedi in testa da nessuno e a pensare sempre alle persone che amo. E' proprio vero che ci rendiamo conto di tutto solo quando perdiamo ciò che amiamo.

E' così difficile far capire a chi ti sta intorno il vuoto che senti dentro. Si sorride, si cerca di continuare a sorridere e di tornare a fare la vita di sempre, perchè la vita comunque deve andare avanti, ma il buco che si è creato nel cuore quello nessuno può toglierlo. Con il tempo magari un pochino potrà chiudersi, ma il mio sorriso di certo non sarà più lo stesso di prima.

So che mio padre vorrebbe vedermi (e vedere anche mia madre) felice, non vuole vedermi piangere e vorrebbe anche vedermi impegnata nelle mie cose e nell'aiutare mamma, questo pensiero mi da forza, ma è difficile.


Ti voglio un infinità di bene papà, perdonami per non avertelo mai detto.


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